Negli ultimi mesi è stato uno scenario che si è verificato e riproposto sicuramente in maniera molto più massiccia del solito, frutto questo ovviamente del particolare periodo che stiamo vivendo a livello mondiale. Con una pandemia in corso, è chiaro che tutti i viaggi – e conseguentemente i voli – precedentemente prenotati hanno dovuto essere posticipati se non addirittura annullati.
Ma si tratta di un evento che può comunque accadere anche in una situazione di normalità. In questo caso, qual è la direzione giusta da imboccare? Nel momento in cui ci viene cancellato un volo, dobbiamo considerare il fatto che abbiamo la possibilità di chiedere il rimborso.
Non dovremo quindi farci prendere dal panico in maniera precoce, e seguendo un procedimento normale non sarà necessario arrivare a dover scegliere un avvocato a Palermo o in qualsiasi altra città. Piuttosto, dobbiamo concentrarci su tutti gli aspetti legati a questo rimborso: come e quando è possibile ottenerlo?
Volo cancellato: cosa si intende
Cominciamo a considerare quali sono quelle casistiche nelle quali si può parlare di volo cancellato. Quando utilizziamo questa espressione facciamo riferimento all’annullamento di una determinata tratta aerea che era stata prenotata regolarmente da un passeggero. Questa definizione deve però essere condita con alcune precisazioni, poiché non bisogna pensare che i viaggiatori possano richiedere il rimborso in qualsiasi situazione.
Se infatti il volo è stato annullato per cause di forza maggiore, ovvero circostanze chiaramente eccezionali, i passeggeri non potranno ritenere responsabile di questi eventi la compagnia aerea e dunque non sarà possibile richiedere il rimborso. Ma quali possono essere queste cause di forza maggiore?
Quali sono i diritti dei viaggiatori
Sostanzialmente due categorie: problematiche di tipo meteorologico (condizioni che non permettano l’effettuazione del volo) o di tipo politico (chiusura dello spazio aereo, problemi legati ad una possibile instabilità). Comunque sempre situazioni appunto eccezionali e che mettano a rischio la sicurezza dei viaggiatori.
Ma in quali casi allora i passeggeri sono autorizzati a richiedere il rimborso? Nel momento in cui il volo viene cancellato per qualsiasi motivazione che non rientri nelle categorie precedenti. In questo caso scatta il cosiddetto “Diritto a compensazione pecuniaria” che contempla somme le quali variano a seconda della lunghezza della tratta e delle tempistiche con cui viene annunciata la cancellazione.
Come chiedere il rimborso
Vediamo come agire materialmente in tutti questi casi. Se il volo viene cancellato nel momento in cui ci troviamo già all’aeroporto, la prima cosa da fare è recarsi al bancone della compagnia aerea con la quale avevamo prenotato e rivolgersi al suo staff di terra. A quel punto dovremo scegliere se attendere gli sviluppi della situazione oppure richiedere subito il risarcimento: per entrambe le finalità sarà fondamentale conservare i documenti relativi al volo, e dunque il biglietto (cartaceo o virtuale), la carta d’imbarco e gli scontrini per eventuali spese extra.
Il passo successivo sarà poi sicuramente quello di contattare la compagnia aerea sul sito web, dove sarà probabilmente necessario compilare un form online. A questo punto, altro non resta che aspettare di essere contattati: ogni passeggero deve essere contattato direttamente dalla compagnia aerea, tramite mail o chiamata sul telefono. In caso di mancata risposta per le successive 6 settimane, è però possibile presentare un reclamo all’ENAC oppure, solo a quel punto, rivolgersi al giudice di pace o ad enti simili.
Un elemento fondamentale di cui tenere conto è sicuramente quello legato alle tempistiche: non siamo costretti a seguire tutti i passi precedentemente elencati muovendoci nella fretta. Se la compagnia aerea è italiana, i passeggeri avranno la possibilità di inoltrare il reclamo entro due anni a partire dalla data del volo. Per quel che riguarda le compagnie estere, le tempistiche possono variare ma non sono comunque solitamente mai inferiori ad un anno di tempo.